Lunga vita a Jonny Walker, eroe del proletariato informatico!

Dopo 11 anni di meritevole e intenso servizio ci ha lasciato il computer Johnny Walker[1],

Working Class Hero

Working Class Hero

altresì conosciuto come “vecchio cassone”, “vecchio scassone”, “vecchia carriola”, “coso rumoroso” e “ciapapuer”. Iniziò come computer basato su winzoz xp e poi si fece tutte le distro ubuntu dalla 7.0 alla 12.04 lts, sperimentò Xfce e Gnome, scaricò innumerevoli film, mi introdusse ad IRC (e anche a msn), mi fece da primo server web per sperimentare robe da giovane geek, generò chiavi pgp, ospitò virtual machine, ci scrissi sopra la tesina di maturità, lo usai per farci i volantini di collettivi studenteschi e delle liste monotonali[2], gestì traffico tor, sfidò gli dei e vinse. Mi fece tirare grandi madonne a causa di simpatici guasti tipo “condensatore sulla mobo che si brucia”, “disco fisso e alimentatore ammazzati da un picco di tensione”, “ventola che si blocca a caso” (gli montai infatti una ventolona esterna alimentata esternamente a 220 V)[3], “gpu mortamale a caso”. In definitiva un catorcio che si rompeva spesso e che grazie a questa sua caratteristica mi fece imparare svariate cose e che, nonostante i guasti e gli acciacchi, è durato 11 anni che tanto pochi non sono. Ma, nella migliore tradizione, la sua componentistica vivrà in altre macchine in quanto, nel giro di mezzora, è stato completamente smontato con il solo aiuto di un cacciavite di 40 anni fa (quelli con il manico in legno e con la doppia punta). Dopo qualche mese di kernel panic a random si è unito agli immortali Loa del cyberspazio e il suo bios correrà libero lungo i cavi e le reti wireless di tutto il mondo. Lunga vita a Jonny Walker, eroe del proletariato informatico!

[1]le macchine che gestisco hanno tutti nomi di alcoolici: Johnny Walker (la sua memoria sia benedizione), Wild Turkey, Sandeman, Bushmill, Lambrusco

[2]che cosa siano le liste monotonali e che cosa abbiano rappresentato nel mio ex liceo lo sanno in pochi e quei pochi non parleranno

[3] Fu un discreto sbatti: per aprire un foro, di notevoli dimensioni, utilizzai una sega a tazza prestatami da mio padre. Il problema è che, sia io che il suddetto genitore, eravamo convinti che il pezzo da bucare fosse in lamierino di acciaio tenero/lega d’alluminio. E invece no, porco di quel dio, era in acciaio rozzo & carogna mentre la nostra sega a tazza era da legno. Certo, riuscimmo a bucarlo ma la sega a tazza si trovò sdentata.

Informazioni su lorcon

Mediattivista, laureato in storia contemporanea con attitudine geek, nasce nel sabaudo capoluogo (cosa che rivendica spesso e volentieri) e vive tra Torino e la bassa emiliana. Spesso si diletta con la macchina fotografica, lavora come tecnico IT, scrive sul suo blog e su Umanità Nova.
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