Il seguente articolo è apparso sul numero 23 di Umanità Nova
Nella fiammata complottista degli ultimi anni, tipica dei periodi di crisi in cui una piccola borghesia in via di proletarizzazione e un proletariato che ancora non si è dato le sue autonome forme di organizzazione di classe sono alla disperata ricerca di una risposta alla domanda “perchè sta andando tutto in malora?”, abbiamo potuto assistere a un ritorno in auge delle peggiori teorie antisemite. Tutto sommato queste teorie non sono nulla di nuovo: sono una riproposizione della teoria dei Savi Anziani di Sion con, in aggiunta, una spolverata di terzomondismo e di antimperialismo d’accatto come elemento di novità.
I deliri che circolano in rete sul famigerato e inesistente piano Kalergi, l’ideazione paranoica che convince taluni, compresi certi filosofi da talk show e social network come Fusaro, che vi sia un piano preordinato dietro i flussi migratori per sostituire etnicamente le popolazioni europee, sono l’ammodernamento di quella visione che pretendeva i perfide ebrei dietro qualsiasi sollevamento proletario.
Non solo: l’incancrenirsi pluridecennale del conflitto arabo-israeliano e la posizione israeliana nei conflitti nel medioriente ha fatto si che interi settori di movimento perdessero completamente la bussola dell’analisi politica, pretendendo di ricondurre qualsiasi evento geopolitico della regione mediterranea a una qualche trama occulta ordita dal Mossad.
Da questa posizione discende l’idea che la situazione israelo-palestinese rappresenti un qualche tipo di forte peculiarità rispetto alle normali, e già di per se criminali, condotte statali e capitaliste. Questo fa si che anche certi che si definiscono libertari, se non proprio anarchici, sostengano con fervore la necessità della creazione di uno stato palestinese, dimentichi del fatto che la ragion d’essere di uno stato, di un qualsiasi stato, è l’oppressione dei lavoratori a vantaggio di chi detiene il controllo dei mezzi di produzione.
Assumendo la posizione che vede come positiva la creazione di uno stato palestinese si finisce per legittimare qualsiasi tipo di dominio statale, dimenticandosi che uno stato arabo-palestinese sarebbe criminale allo stesso modo dello stato israeliano. Le stesse esperienze del nazionalismo arabo e panarabo, comprese quelle socialisteggianti come quelle baathiste, dimostrano che anche gli stati nati su una base esplicitamente anticolonialista attueranno politiche di massacro e guerra permanente nei confronti delle classi subalterne e di quelle popolazioni che per motivi culturali non si integrano nelle identità nazionali costruite a tavolino (pensiamo ai Cabili o ai Sarawi nel Magreb o a Kurdi in Iraq e Siria).
Ancora peggio, molti di queste persone che hanno fatto della questione palestinese il fulcro del loro agire politico, spesso dimenticando qualsiasi altra lotta, finiscono per legittimare l’oppressione religiosa. Persone che qua sono laiche se non anticlericali finiscono per sostenere un’eccezionalità in positivo di componenti islamiste come Hamas. Ancora più assurdo è vedere alcuni di questi sostenere con veemenza Hamas in Palestina ed attaccare con altrettanta veemenza la Fratellanza Musulmana in Egitto accusando questa di essere il burattino degli Stati Uniti. Peccato che Hamas e Fratellanza Musulmana siano due organizzazioni sorelle ed è un arduo esercizio di bispensiero sostenere che una sia l’adamantina speranza di redenzione per i popoli oppressi mentre l’altro lo strumento di oppressione. La verità è che ambo le organizzazioni fanno schifo allo stesso modo e l’han ben dimostrato sia con le loro politiche sociali bigotte e retrograde sia con l’oppressione sistematica dei proletari egiziani e palestinesi. In questo il breve periodo della presidenza Morsi in Egitto ha avuto poco da invidiare con la precedente e la successiva giunta militare.
L’attuale disgregazione del precedente assetto geopolitico in Medioriente ha molto a che vedere con le contraddizioni interne ai vari blocchi di potere regionale e nulla a che vedere con complotti del Mossad. Il governo israeliano ha, negli ultimi anni, impostato la propria azione di politica estera regionale nel saldare l’alleanza de facto con i sauditi e nel tenere attentamente monitorata la situazione siriana, tollerando la presenza dello Stato Islamico in aree a ridosso del proprio confine in quanto questo era troppo occupato a combattere con truppe lealiste (e relativi alleati) e contro la coalizione SDF per poter costituire una minaccia per Israele, temendo sopratutto un rafforzamento di quelle componenti apertamente filoiraniane come Hezbollah. Checchè se ne dica Israele negli ultimi anni ha visto con relativo favore una leadership come quella di Assad, in quanto con questa poteva trattare. Tanto più che nell’ultimo conflitto libanese l’intervento siriano si è limitato all’appoggio logistico a Hezbollah e non vi è stato nessun intervento diretto come durante la guerra civile negli anni settanta e ottanta.
L’incandescente situazione nel Golfo Persico, con l’Arabia Saudita impegnata a ribadire, con difficoltà, il proprio predominio nei confronti delle altre petromonarchie, sopratutto quella Qatarina che, negli ultimi anni, ha giocato autonomamente nello scacchiere appoggiando la Fratellanza Musulmana e portando avanti una politica di conciliazione con la Repubblica Islamica Iraniana, non ha nulla a che vedere con presunte trame occulte israeliane. La crisi degli stati arabi come Siria, Egitto e Iraq ha delle complesse cause sistemiche e non può essere nemmeno questa ricondotta a chissà quale complotto.
Eppure gli amanti dell’antimperialismo degli stati, ovvero di quell’antimperialismo che rimane puramente all’interno del campo capitalista, ripetono come un mantra che la responsabilità ultima dei massacri quotidiani risiede in Israele. Intendiamoci: se si volesse fare l’elenco dei crimini commessi dal governo israeliano, dall’utilizzo del fosforo bianco su Gaza al land grabbing con modalità coloniali all’appropriazione di risorse idriche, questo sarebbe molto lungo. Casualmente quelli che amano sciorinarlo tendono a dimenticarsi che gli israeliani non coincidono in toto con il loro governo. Se in molti storcerebbero il naso a sentire accusare tutti gli italiani delle politiche ecocide dell’ENI in Nigeria in virtù di un presunto eccezionalismo, diventa legittimo accusare tutti gli israeliani, compresi quindi quelli che subiscono la fortissima repressione interna che ha caratterizzato negli ultimi anni il paese (senza parlare di coloro che si ribellano apertamente come i disertori), delle azioni commesse dalla classe dominante israeliana.
Come dicevamo sopra anche nell’ambito anarchico si è vista una certa, seppure molto minoritaria, penetrazione di queste distorte teorie. Segnaliamo, a tal proposito, la pubblicazione on-line dell’opuscolo “Samantha Comizzoli – Ritratto di un’antisemita”,[1] curato da alcuni compagni milanesi. Samantha Comizzoli è un personaggio già noto da anni su internet per le modalità usate per esprimersi in merito alla questione israelo-palestinese, modalità evolutesi sempre più in senso antisemita. Fino a qualche tempo fa la si sarebbe potuta classificare come uno dei tanti personaggi di internet, purtroppo costei ha trovato legittimità all’interno di contesti di movimento venendo anche invitata a parlare in alcuni spazi anarchici in Emilia Romagna. Riportiamo dalla mail di accompagnamento mandataci dai compagni dello Spazio Luna Nera di Milano che ci segnalava la pubblicazione da loro curata:
“è un fatto che nei periodi di crisi in segmenti del proletariato e delle classi medie in rovina si diffondano narrazioni razziste e/o complottiste che restituiscono l’immagine rovesciata della propria sconfitta o momentanea impotenza: rapporti sociali incontrollati e impersonali esercitano su costoro un dominio pressoché totale, ma essi possono incolpare con un capro espiatorio più debole e isolato e/o autoinvestirsi dell’onore di avere aperto gli occhi, di aver riconosciuto il volto di
chi davvero tiene le fila di tutto: “Io so. Io so i nomi dei responsabili!”. Per questo crediamo sia un pericolo che nei movimenti circolino personaggi come Samantha Comizzoli che condivide i pensieri di Paolo Barnard, Gilad Atzmon e Andrea Carancini, creando un pericoloso cortocirtuito tra
compagni solidali coi Palestinesi, antisemiti, negazionisti e complottisti.”
Insomma, è sempre necessario ribadire che solamente unità di classe degli sfruttati, al di là dei confini nazionali e culturali, potrà costruire una reale alternativa alla barbarie del capitale e degli stati, siano questi stati, e le rispettive borghesie, Israele o l’Iran, l’Arabia Saudita o il Qatar, gli Stati Uniti o la Russia.
lorcon
[1]L’opuscolo è liberamente scaricabile al seguente indirizzo:
https://spaziolunanera.noblogs.org/post/2017/05/30/un-caso-esemplare-di-complottismo-ed-antisemitismo/
Su Umanità Nova ci siamo più volte occupati delle derive rossobrune, terzomondiste e complottarde e segnaliamo i seguenti articoli apparsi sulle nostre colonne che possono risultare utile a chi voglia approfondire queste vicende:
http://www.umanitanova.org/2015/11/16/pericolose_idiozie/
http://www.umanitanova.org/2015/03/09/il-nemico-del-nostro-nemico-e-nostro-amico/
https://photostream.noblogs.org/2012/07/complottismi_o_fascismi/
Vedi anche
https://anarresinfo.noblogs.org/2017/06/01/il-grande-complotto-ebraico/ uscito invece su A – Rivista Anarchica.