Charlottesville – Crimine annunciato

Manifestazione antirazzista, in primo piano una bandiera dell'IWW

Manifestazione antirazzista, in primo piano una bandiera dell’IWW

Il vile e codardo attacco contro una manifestazione antirazzista a , una cittadina di cinquantamila abitanti in Virginia, che ha ucciso Heateher Heyer, militante antirazzista, è la naturale evoluzione della diffusione degli attacchi da parte di suprematisti bianchi e neonazisti di tutte le tendenze.

Negli ultimi anni gli Stati Uniti stanno vivendo una rinascita di movimenti sociali e l’emergere delle squadracce neonaziste altro non è che la risposta da parte del capitale.

A Charlottesville era previsto un raduno nazionale dell’estrema destra statunitense, “Unite the right rally”, per protestare contro la pianificata rimozione di una statua del generale Lee[1]. Contro questo evento, il quale lungi dall’essere una pacifica manifestazione sarebbe stato l’occasione per assaltare e intimidire membri delle minoranze etniche, lavoratori e persone individuate come appartenenti a movimenti sociali, si è mobilitata una vasta coalizione antirazzista.

Già nella giornata di venerdì si era tenuta una fiaccolata in stile KKK diretta verso una chiesa della comunità di colore

Fiaccolata dei suprematisti bianchi intorno alla statua del generale Lee

Fiaccolata dei suprematisti bianchi intorno alla statua del generale Lee

in cui si teneva un meeting antirazzista. La fiaccolata è stata bloccata grazie all’intervento del servizio d’ordine delle organizzazioni antirazziste che ha protetto, anche con le armi in pugno, il luogo di ritrovo e i partecipanti che si allontanavano alla fine del meeting.

Sabato sono arrivati in città altri militanti dell’estrema destra ma è aumentato anche il numero dei contromanifestanti. Il pericolo di gravi incidenti ha spinto il governatore della Virginia a proclamare lo stato d’emergenza, dopo diversi scontri tra gruppi di antirazzisti e suprematisti bianchi, in cui la polizia e la Guardia Nazionale non sono intervenute.

La forte mobilitazione antirazzista messa in campo dalle organizzazioni antirazziste ha costretto le autorità locali a vietare all’ultimo la manifestazione dell’estrema destra. Nonostante questo gruppi di neonazisti, ovviamente lasciati liberi d’agire da parte delle autorità, in più occasioni hanno provato ad attaccare il Justice Park, dove la coalizione antirazzista ha installato il suo quartier generale. Tutti gli attacchi sono stati respinti dal servizio d’ordine che ha costretto, anche con la minaccia dell’uso di armi da fuoco, i nazisti a tenersi a una distanza di sicurezza.

Impossibilitati dalla determinazione dei militanti ad attaccare il Justice Park un gruppo di nazisti ha attaccato un altro gruppo di manifestanti antirazzisti utilizzando una o più auto, i report non sono ancora chiari, dirette a forte velocità contro la folla. Un attacco volutamente omicida che ha lasciato sul terreno un morto e una ventina di feriti, di cui alcuni in gravi condizioni.

Ovviamente le autorità, locali, statali e federali, si sono prodotte in generici comunicati di condanna della violenza equiparando i gruppi contrapposti. Non ce ne stupiamo affatto: le autorità, a qualsiasi livello, non possono ammettere di proteggere e foraggiare le proprie mosche cocchiere, almeno fintanto che queste fanno comode. Infatti i movimenti nazisti, suprematisti e nazionalisti altro non sono che gruppi che fanno il lavoro sporco per conto del capitale nell’intento di mantenere uno status quo basato su sfruttamento economico, razzismo strutturale e discriminazioni di genere. I vari Richard Spencer, Augustus Invictus, i Proud Boys, Defend Europa[2] e le altre organizzazioni della destra statunitense sono le squadracce del ventunesimo secolo lasciate libere d’agire nell’intento di attaccare coloro che in vario modo si oppongono allo status quo.

A respingere costoro non potrà essere un generico richiamo all’, categoria ideologica e interclassista, ma la messa in crisi e il rovesciamento del vigente status quo nei suoi più intimi principi e meccanismi.

La presidenza di Donald Trump non è l’espressione del fascismo ma è l’espressione del suprematismo bianco[3], uno dei pilastri del capitalismo statunitense, ma l’emergere sempre più violento delle organizzazioni dell’estrema destra è un fenomeno che ha radici molto più profondo dell’elezione alla Casa Bianca di Trump.

Manifestazione antirazzista in Appalchia. Lo striscione richiama la figura di Jhon Brown, abolizionista che tentò un'insurrezione antischiavista prima della Guerra Civile

Manifestazione antirazzista in Appalchia. Lo striscione richiama la figura di John Brown, abolizionista che tentò un’insurrezione antischiavista prima della Guerra Civile

Come dicevamo in apertura a partire dal periodo a cavallo tra il primo e il secondo mandato presidenziale di Obama vi è stata una forte crescita delle mobilitazioni sociali. Dai movimenti ambientalisti che si oppongono alle distruttive pratiche di fracking e alla costruzione di oleodotti alla campagna per la difesa e l’aumento del salario #Fight415, da Black Lives Matter alle mobilitazioni dei lavoratori mantenuti in status di clandestinità, dalle mobilitazioni antisessiste alle proteste contro l’insediamento di Trump che hanno visto un importante sciopero generale.

Il Partito Democratico si è dimostrato incapace di tenere sotto controllo, mettendoci il cappello, questi movimenti in quanto le istanze portate da questi sono radicali e non fanno appello all’intervento dello stato di diritto ma alla mobilitazione diretta delle comunità locali e dei lavoratori. Il ruolo di pompiere assunto dal Partito Democratico negli ultimi decenni è venuto a meno. Alla costante stretta autoritaria[4], alla militarizzazione della polizia  si è accompagnato quindi l’emergere delle squadracce.

Ovviamente anche nel nostro paese abbiamo potuto assistere sui media mainstream a una completa disinformazione su quanto avvenuto. Già i lanci d’agenzia erano estremamente confusionari e a leggere i titoli dei principali quotidiani pare quasi che l’attacco omicida sia avvenuto contro la manifestazione dell’estrema destra, insomma la solita disinformazione a cui è necessario ribattere colpo su su colpo affermando con forza che l’attacco di Charlottesville è un attacco ai lavoratori di tutto il mondo. L’attacco di Charlottesville è un attacco contro noi tutti.

[1]Robert E. Lee, comandante in campo dell’esercito Confederato, assunta a icona per i movimenti suprematisti, nonostante sulle questioni razziali avesse delle vedute più ampie rispetto a molti unionisti. Per una storia della Guerra Civile Americana e dei suoi protagonisti, e sopratutto dei suoi reali motivi scatenanti, si rimanda ai lavori di Raimondo Luraghi.

[2]Per una panoramica sulle varie organizzazioni e sulle figure di spicco della destra statunitense vedi qui: http://www.politicalresearch.org/2017/08/10/a-guide-to-whos-coming-to-the-largest-white-nationalist-rally-in-a-decade/ e http://www.umanitanova.org/2016/11/26/la-legione-nera-di-donald/

[3] http://www.umanitanova.org/2017/03/26/fascismo-o-identita-bianca-1-parte/ e http://radioblackout.org/2017/03/anarres-del-24-marzo-trump-e-la-whiteness-cultura-di-guerra-a-scuola-lillusione-sovranista-e-le-celebrazioni-dei-60-anni-del-trattato-di-roma/

[4] E anche http://www.umanitanova.org/2015/10/20/la-propaganda-alla-prova-dei-fatti/

Informazioni su lorcon

Mediattivista, laureato in storia contemporanea con attitudine geek, nasce nel sabaudo capoluogo (cosa che rivendica spesso e volentieri) e vive tra Torino e la bassa emiliana. Spesso si diletta con la macchina fotografica, lavora come tecnico IT, scrive sul suo blog e su Umanità Nova.
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