Il falò delle vanità

Il rogo della Grenfell Tower a Londra non è una tragedia: è una strage. Una strage che ha la sua precisa origine nella politica di gestione degli spazi urbani degli ultimi anni. La città che diventa inesorbailmente una macchina di crescita economica, non spazio da vivere ma spazio da mettere a valore.

L’area era stata sottoposta lavori di restauro negli ultimi anni: estetici. La vista dell’architettura brutalista, in cui, sommo orrore, vivono addirittura dei poveri, turbava gli occhi di chi abitava nelle aree adiacenti ad alto valore immobiliare. La torre era stata rivestita di pannelli atti a mascherarne le forme, a renderle più graziose. Ufficialmente per fare un cappotto termico. E chi se ne frega del fatto che i pannelli non fossero ignifughi . I pannelli termoisolanti per i cappotti termici in lana di roccia sono ignifughi, al contrario di quelli usati per i lavori, ma costano di più. Quindi non si usano. L’edizione odierna del Guardian ricostruisce la catena di appalti e subappalti ù che ha caratterizzato l’intervento di restauro, sottolineando come questa catena ha portato a un carente controllo del rispetto delle norme di sicurezza.

Scriveva il comitato dei residenti nel novembre 2016:

“Il Comitato Grenfell Action ha raggiunto la conclusione, terribile, che solo un incidente che porti alla morte di molti residenti porterà a un’analisi delle pessime pratiche di gestione messe in atto dalla maligna gestione dell’istituto per le case popolari. […] È nostra convizione che un imponente incendio in una delle torri o in un altra struttura ad alta densità residenziale sarà una delle ragioni per cui queste pratiche verranno alla luce[…]”

Sempre sul sito del comitato si riportano poi i casi di altri incendi avvenuti in altri palazzi gestiti dallo stesso ente, il Chelsea Tenants Management Organisation (KCTMO). Si riporta anche che nonostante questi incidente l’Ente non ha mai diffuso delle chiare e razionali istruzioni su come agire in caso di incendio. Completa mancanza di un piano di sicurezza e mancata attuazione di quanto suggerito al proprietario da parte dei pompieri.
Nel gennaio del 2016 lo stesso comitato dei residenti denunciava come durante i lavori di restauro non vi fosse il rispetto delle basilari norme antincendio  in un palazzo in cui vi era una sola via di uscita.
Nel 2013 invece veniva segnalato come gli impianti elettrici fossero mal funzionanti al punto di causare parecchi guasti agli elettrodomestici dei residenti, sovraccaricandoli fino a fargli quasi prendere fuoco.  e
Nel marzo 2017, dopo molte segnalazioni da parte dei residenti, vengono installati i cartelli con le istruzioni su come agire in caso di incendio.

I residenti sapevano delle precarie condizioni di sicurezza. I gestori pure, ma a questi dei residenti fregava poco. Thy give not a single flying fuck, come si dice a Oxford.

Le testimonianze asseriscono che gli allarmi antincendio non sono scattati e chi è riuscito a fuggire per tempo è riuscito a farlo grazie a chi si è accorto per primo dell’incendio e ha dato l’allarme urlando e battendo sulle porte. Mentre scrivo queste righe la conta delle vittime è ferma a 17. Il Telegraph riporta di almeno un’altra quarantina di dispersi di cui si sanno i nomi. L’Evening Standard dà notizia di 37 persone ricoverate di cui 17 in pericolo di vita. I responsabili dei soccorsi dichiarano che sperano in non più di cento vittime.

I morti della Grenfell Tower sono la carne da macello della città come macchina per la crescita economica.

Informazioni su lorcon

Mediattivista, laureato in storia contemporanea con attitudine geek, nasce nel sabaudo capoluogo (cosa che rivendica spesso e volentieri) e vive tra Torino e la bassa emiliana. Spesso si diletta con la macchina fotografica, lavora come tecnico IT, scrive sul suo blog e su Umanità Nova.
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