Il seguente articolo apparirà su Umanità Nova n. 21 anno 97
Nelle ultime settimane, tra il cretinissimo decreto Lorenzin e il caso del bambino marchigiano morto per non essere stato curato per un’otite trasformatasi in ascesso da genitori irretiti da un santone, vi è stato un ritorno di interesse verso le questioni della medicina.
Fondamentalmente, emerge la polarizzazione tra due posizioni differenti: coloro che sostengono la necessità di una regolamentazione statale, nei confronti di una massa di utenti sanitari che viene vista come incapace di prendere decisioni, e coloro che sostengono la necessità di una presunta “libertà di cura. Posizioni, ad avviso di chi scrive, entrambe idealistiche ed errate.
È necessario, infatti, a nostro parere, rimettere sul tavolo alcune questioni fondamentali che sono completamente oscurate dal dibattito in corso. Intanto: la salute dell’uomo è, in una società basata sulla sussunzione all’accumulazione di capitale di tutto l’esistente, una merce. L’essere merce riguarda sia la “medicina ufficiale”che tutto quell’insieme di pratiche mediche, più o meno, generalmente meno, funzionanti che vanno sotto il nome di“medicine alternative.
È merce l’aspirina, così come è merce l’oscillococcinum. Entrambi questi prodotti sono merce, funzionali all’accumulazione di capitale, per la Bayern l’una e per la Boiron l’altra. La differenza sta nel fatto che una funziona perché ha al suo interno un principio attivo, di cui si conosce meccanismo d’azione e farmacocinetica, mentre l’altra no, o meglio funziona come puro effetto placebo, in questo caso determinato dagli stessi meccanismi economici che soggiacciono all’accumulazione di capitale. Cosa è, di fatto, un medicinale omeopatico se non una particolarmente ben riuscita merce ad alto valore aggiunto? In definitiva un medicinale omeopatico altro non è che acqua con diluito al suo interno per migliaia di volte un principio attivo, o un qualcosa che dovrebbe essere un principio attivo, nel caso di oscillococcinum frattaglie di anatra e zucchero. In base al principio della “memoria dell’acqua, mai provato da nessuno e spesso giustificato con un gibberish che tira in mezzo a caso la fisica quantistica (tanto la capiscono in pochi mentre in molti si impressione al nome), il prodotto finale avrebbe potere curativo. L’acqua è una materia prima che non ha un prezzo alto, almeno in Europa, così come lo zucchero di cui sono composte le pillole. Le frattaglie te le forniscono i macelli e pure quelle non costano molto.
Eppure, quel preparato che è letteralmente acqua demineralizzata e zucchero viene venduto a 35 euro per una confezione da 30 dosi. Una tonnellata di zucchero, al 30 maggio 2017, viene quotata 438 USD[1] sulla piazza londinese delle commodities. Da una tonnellata di zucchero si possono ricavare la bellezza di 33.000 confezioni da 35 € con un ricavo di un milione e 100.000 e rotti euro euro[2]. Una discreta messa a valore, insomma. Ma quanto è ancora più simpatico da vedere è che l’effetto placebo su cui si basa l’efficacia dell’omeopatia per certe patologie, quelle così dette psicosomatiche, è dovuto al fatto stesso che i detti prodotti costino letteralmente uno sproposito.
In una società in cui vige il rapporto tra merci mediato dal denaro, e in cui questo assurge al ruolo di generatore simbolico, il convincimento di avere comprato della merce atta allo scopo deriva dal fatto di averci speso del denaro, ricavato dalla vendita del proprio tempo e della propria forza lavoro sul mercato della merce-lavoro.
E che dire invece della così detta “medicina ufficiale”?
Assistiamo qui a utili stratosferici, sia pure a fronte di spese di produzione più alte (dovute a materie prime costose, controllo qualità, maggiori investimento in capitale fisso, ricerca e sviluppo eccetera), rispetto a quelli della“medicina”omeopatica. Dato che i prodotti della medicina ufficiale, salvo dolose sofisticazioni di vario genere, funzionano, quello che rende le merci di queste aziende incapaci di curare realmente l’uomo, ovvero di rimuovere il malanno, o per lo meno i suoi sintomi, a prescindere dalle condizioni sociali dell’individuo determinati dalla sua collocazione di classe, è che sono volutamente non accessibili a tutti.
Se il delitto di cui possiamo accusare le aziende omeopatiche e i vari santoni è quello di ingannare il prossimo vendendogli merce inutile e ad alto valore aggiunto, dei ciarlatani professionalizzati insomma, il delitto di cui dobbiamo incolpare le multinazionali del farmaco è quello di condannare alla sofferenza miliardi di persone che non possono accedere a prodotti, invece funzionanti, trasformando questi beni in merce, sostituendo quindi il valore di scambio al valore d’uso. È il capitalismo.
Le tecnologie farmaceutiche sono il prodotto dell’ingegno umano ma vengono ingabbiate nel ciclo della merce e il loro uso viene espropriato all’umanità. I metodi di produzione vengono privatizzati e messi a profitto mediante i meccanismi dei brevetti che impediscono la produzione dei farmaci a coloro che ne avrebbero bisogno; famoso è stato il caso dello scontro tra il governo indiano, messo sotto pressione dalla massa dei poveri che avevano bisogno di accedere a cure che non potevano permettersi, e la Novartis, per la produzione degli antiretrovirali di nuova generazione che hanno reso vivibile la vita a milioni di malati di AIDS[3].
Ma non solo: il meccanismo della concorrenza capitalista introduce elementi completamente irrazionali nella stessa ricerca medica. Su certe malattie che fanno centinaia di migliaia di morti, ad esempio la malaria, vengono effettuate poche ricerche per giungere a cure più efficaci o alla produzione di vaccini in grado di prevenirle in quanto il “bacino di utenza” (leggi: clienti) è troppo povero per garantire un ritorno economico. Vi sono, altresì, logiche di cartello in un mercato nei fatti oligopolistico, e il padronato coopta certi medici in meccanismi che fanno si che questi, in luogo di occuparsi della salute dei propri pazienti, si occupino della salute dei conti in banca delle aziende di cui finiscono per trovarsi a libro paga.
Insomma, l’esatto contrario della razionalità.
Veniamo alla questione del decreto Lorenzin, quello sull’obbligo vaccinale. In tempi non sospetti, sulle colonne di Umanità Nova ci spendemmo contro le bufale antiscientifiche che girano sui vaccini, nello specifico quelle generate a scopo di lucro dall’infame truffatore Andrew Wakefield [4], per impostare in termini razionali il dibattito. A tre anni di distanza, il dibattito sui vaccini ha assunto contorni sempre più ampi fino a essere oggetto di contrapposte campagne mediatiche e infine di un decreto legge, detto decreto Lorenzin, che ha reintrodotto l’obbligo vaccinale per dodici vaccini, pena l’esclusione del bambino vaccinato dall’istruzione pubblica.
Sgomberiamo subito il campo da alcune questioni: i vaccini, checché ne dicano taluni, sono stati fondamentali per la scomparsa del vaiolo e la quasi scomparsa della poliomielite. Sono altresì fondamentali per il contenimento, e in prospettiva la scomparsa, delle malattie esantematiche, che sono ben più pericolose di quanto comunemente si creda. Gli effetti avversi dei vaccini sono minimi. Per una più approfondita trattazione “tecnica” rimando ai due articoli scritti da Ennio Carbone (Vis medicratix naturae 1 e 2) citati in nota 4.
È altresì pacifico, nonostante quanto sostenuto da alcuni, che la così detta immunità di gregge esista, e di conseguenza esista una precisa responsabilità sociale materialmente fondata nelle operazioni di immunizzazione a mezzo vaccino. Ovvero: non mi serve che me lo dica lo stato che c’è bisogno di vaccinarsi, in quanto persona capace di operare scelte razionali ci arrivo da solo.
Come è stato giustamente scritto in un articolo apparso su Cortocircuito –Arresto di sistema:
“[…]E’ questo [il mercato del farmaco] che genera una contraddizione che il mercato non può risolvere: il vaccino serve a mantenere l’immunità di gregge di una popolazione e quindi in sé non ha nulla di negativo; ma è prodotto per generare un profitto privato e quindi è subito sottoposto al ciclo delle merci. Non se ne esce: mi serve il vaccino, ma devo pagare; le multinazionali producono i vaccini per i loro profitti ma … mi servirà comunque il vaccino[…].”[5].
Come anarchici, non possiamo che essere critici, per altro, rispetto al concetto di libertà di scelta, utilizzato da molti convinti no vax, applicato a un soggetto terzo non consapevole quale un neonato e in base a degli assunti di partenza non razionali e non materialmente fondati, sopratutto se giustificata con retoriche familistiche che implicano il concetto di proprietà della prole.
Detto ciò, appare evidente che il decreto Lorenzin faccia acqua da tutte le parti. È un decreto, come già scritto, cretinissimo e ipocrita.
Intanto: lo stato non ha un interesse specifico a mantenere in salute gli individui. Ha un interesse specifico nel mantenere in condizioni di salute mediana la maggioranza degli individui al fine di favorire i meccanismi di accumulazione di capitale. Un vecchio slogan diceva: lo fabbrica ci avvelena, lo stato ci imprigiona. Ne consegue che lo stato è complice, come è naturale, di coloro che hanno distrutto, e continuano a distruggere, l’ecosistema per arricchirsi, danneggiando inevitabilmente anche la salute umana.
Anche senza ricorrere ai casi assunti a spettacolarità, quali Seveso o Chernobyl, o a casi più recenti come la distruzione delle falde acquifere della Fint County, si ricordi l’ecocidio quotidiano dovuto a produzioni gestite in modo profondamente irrazionale che hanno decretato la strutturale distruzione dell’ambiente in estese zone del paese con conseguente riduzione del livello di vita degli abitanti. Utilizzo il termine strutturale perchè è inutile che ci raccontino che fenomeni che vanno avanti da decenni, quali interramenti e affondamenti di rifiuti tossici o, in macroscala, riscaldamento globale, siano emergenze. Le emergenze sono difficilmente prevedibili e incerte nella scala in cui si manifesteranno. Se si sversano in falda ettolitri di cromo esavalente per anni, invece, un perito chimico basta e avanza a capire che le conseguenze saranno devastanti. Lo Stato davanti a questa devastazione quotidiana si è mobilitato solo quando spinto dalla pressione dei movimenti ambientalisti, sopratutto da quelli che agivano con e nel movimento dei lavoratori, e lo ha fatto solo dopo averli osteggiati e repressi. Il decreto Lorenzin, inoltre, si basa solamente su misure repressive, alcune delle quali particolarmente stupide in quanto colpiscono solamente il soggetto, il bambino, che teoricamente il decreto vorrebbe tutelare.
Il punto è che questo decreto è l’ennesima dimostrazione di quanto sia idiota la cultura emergenziale, quella che fa si che la questione venga affrontata con una scialba campagna mediatica e con un decreto legge, dando a intendere che l’attuale governo è l’argine rispetto alla marea montante di irrazionalità, rappresentata dal principale partito dall’opposizione, guidato da un ex comico che pubblicizzava le biowashball e che annovera esponenti, come il povero onorevole Pepe, che ogni tanto sparano cazzate sull’esistenza delle sirene (non quelle dei camion dei pompieri: quelle di Omero). Peccato che l’attuale ministro della salute, la stessa che da il nome al decreto, firmava introduzioni a libri che propagavano l’uso dell’omeopatia[6], dimostrando la sua ipocrisia. Nè al PD né al Movimento 5 Stelle, e tanto meno alla Lega o agli alfaniani, interessa la salute pubblica: sono solamente bande di opportunisti al servizio del capitale.
Anche l’accesso universale e gratuito alla sanità, messo per altro in discussione negli ultimi anni [7], è avvenuto grazie a decenni di lotte dei lavoratori che hanno determinato questa conquista, si badi bene: conquista, non concessione.
Non che la sanità pubblica non abbia una serie di problemi: medicalizzazione del quotidiano, deresponsabilizzazione e infantilizzazione del paziente, rami con statuti epistemologici incerti e con profonde implicazioni nel controllo sociale, quale la psichiatria, continuo rischio di rinchiudersi in dorati sogni di tecnocrazia. A questi vanno aggiunti aspetto legati a doppio filo con il modo di produzione in cui viviamo: malaffare, corruzione e tutto il classico repertorio da cronaca giudiziaria.
A tale proposito segnaliamo l’ottimo articolo “La medicina ammalata” comparso sul web magazine Prismo [8], una delle migliori disamine“dall’interno”del sistema sanitario pubblico di massa lette negli ultimi anni:
“[…]E allora? Il sistema sanitario è soltanto un inutile baraccone asservito all’industria farmaceutica? Assolutamente no. Le donne in travaglio dei paesi industrializzati sono sovramedicalizzate, è vero, ma la mortalità per parto è ai minimi storici. Gli accessi al pronto soccorso sono troppi, è vero, ma le possibilità offerte dalla terapia intensiva possono fare miracoli. […] Che sia stato possibile raggiungere questi risultati eccezionali in quasi tutti i campi della scienza medica nonostante i problemi strutturali del sistema e gli enormi interessi economici in gioco suggerisce che si potrebbe ottenere molto di più: riorganizzando le priorità,[…] prendendo in considerazione i bisogni della popolazione e l’effettivo impatto epidemiologico delle malattie e non soltanto una “percezione” del bisogno di salute semplificato a desiderio di un maggiore ricorso alla tecnica.[…]”
È però per noi evidente che un tale cambio di paradigma non possa essere diretto dal capitale e dai suoi sgherri, in quanto questi hanno tutto l’interesse a preservare lo status quo e a peggiorarlo a nostro discapito, compreso l’enorme mercato delle così dette“medicine alternative”.
L’attuale fenomeno antivaccinista, che ha occupato le cronache degli ultimi mesi, ha le sue radici nel crollo di fiducia generalizzata verso le istituzioni. Dato che questo crollo di fiducia è reale, dobbiamo porci una serie di questioni, quali il determinare le nostre modalità di intervento in questo contesto, al fine di non buttare via il bambino (il metodo scientifico e le tecnologie) con l’acqua sporca (le strutture di classe e le strutture statali). I cambiamenti sociali sono insiti nella materialità del mondo, a noi il compito fare in modo che non avvengano senza di noi e contro di noi.
Appare evidente la necessità di strutturare un intervento costante all’interno del “mondo sanitario”, sia con l’intervento sindacale e di lotta economica, sia con la costruzione di situazioni autogestite che dialoghino con i movimenti sociali. In generale, è necessario ragionare su come riappropriarsi di un’insieme di saperi tecnici per sottrarli dalle adunche mani del capitalismo.
Gli anni futuri si prevedono foschi e cupi: i tagli alla sanità giustificati con l’austerity sono il preludio non solo all’aumento dell’oscena sussidiarietà, ma anche all’entrata in gioco dei grandi attori economici emergenti: i robber baron dell’economia digitale. Guai il giorno in cui Alphabet deciderà di entrare nel campo sanitario e i sistemi sanitari pubblici, laddove esistenti, saranno già stremati da anni e anni di tagli.
A creare le condizioni per una vita emancipata e dignitosa, in salute, nel senso più compiuto del termine, non potrà essere il capitalismo, di stato o di mercato, e non potrà essere nemmeno quel nebuloso insieme di guru e santoni delle medicine alternative, che nel migliore dei casi sono dei truffatori e nel peggiore lasciano evolvere un’otite in ascesso cerebrale, e in ogni caso sono pienamente integrati nelle dinamiche del capitale. A creare queste condizioni potremo essere solamente noi, come sfruttati, lavoratori, disoccupati, in un solo termine come classe, tramite la nostra mobilitazione nel senso dell’azione diretta.
lorcon
[1] https://it.investing.com/commodities/london-sugar
[2] calcoli spannometrici che ovviamente non tengono conto di capitale fisso, costo del lavoro, logistica eccetera. Lascio a qualcuno di più qualificato di me l’onore di studiarsi il bilancio della Boiron per ricavare dei dati esatti.
[4] http://www.umanitanova.org/tag/vaccini/: trittico di articoli composti da due articoli di Ennio Carbone, di taglio scientifico, e da un articolo di lorcon sulle radici culturali e la genealogia del fenomeno antivaxxer, specificatamente negli Stati Uniti, scritto come introduzione all’opuscolo “Antivaccinari – Introduzione a un’idea antiscientifica”, curato da Green Not Greed nel 2014
[5] https://www.inventati.org/cortocircuito/2017/02/16/la-questione-vaccini-tra-la-padella-di-big-pharma-e-la-brace-delle-bufale/
[6] http://temi.repubblica.it/micromega-online/omeopatia-il-ministro-lorenzin-contro-la-scienza/
[7] http://www.umanitanova.org/2017/04/27/una-cattiva-salute/
[8] http://www.prismomag.com/la-medicina-ammalata/