Maschilismo 2.0

Siccome capita che io talvolta scriva articoli comincio a pubblicarli anche qui. Il seguente è apparso su Umanità Nova numero 3 anno 92 e successivamente sul blog di Femminismo a Sud.

Nel web, è risaputo, si può trovare di tutto e di più e, di conseguenza, si trovano anche svariati siti dediti al diffondere le parole d’ordine dell’odio contro le donne.

E spesso sono siti che per diffondere il loro messaggio misogino, e in genere anche omofobo, si mascherano dietro nomi che evocano l’antisessimo. E di conseguenza abbiamo gruppi facebook che dietro il nome “contro ogni violenza in famiglia” veicolano giustificazioni all’omicidio delle donne da parte dei mariti o, per ricordarci che una volta toccato il fondo si può sempre iniziare a scavare, che sono intitolati alla memoria di Stefania Noce, ragazza attiva nei movimenti uccisa dall’ex fidanzato qualche settimana fa, e veicolano infamie nei confronti dei movimenti femministi e antisessisti.

E ci sono anche casi clonazioni di siti web: il sito di Femminismo a Sud, blog di riferimento per molte lotte antissessite, è stato clonato in diverse versioni da personaggi che gettano fango e confusione sulle compagne di FaS, oramai sottoposte ad un vero e proprio stalking virtuale, e propugnano iniziative di legge che rendano obbligatorio l’affido condiviso anche quando uno dei due genitori ha avuto reiterati comportamenti violenti. E tutto questo in nome della PAS, Parent Alienation Syndrome, che partendo dal banale concetto che un bambino soffre per per la separazione dei genitori finisce per creare una vera e propria malattia psichica. Tra l’altro si può vedere il tentativo di oggettivizzare tramite medicalizzazione (in questo caso nell’ambito psichiatrico) una teoria con ben poche basi.

Poi c’è anche chi ha clonato il dominio della rete dei Centri Anti Violenza, per altro già violentemente colpiti dai tagli alla spesa pubblica e da crociate di vari politici, per creare siti in cui si dice chiaramente che gli omicidi in famiglia avvengono per colpa di perfide femministe che, incapaci di farsi gli affari propri, istigano le donne a divorziare dai mariti che, poverini, finiscono per essere costretti a diventare degli assassini.

È interessante notare che per fare passare i loro contenuti impresentabili questa gentaglia sia usi nascondersi dietro nomi di comodo, probabilmente per ottenere un duplice scopo: da un lato darsi una veste rispettabile con l’uso di nomi altisonanti e dall’altro attuare delle vere e proprie operazioni di intossicazione informativa, ovvero immettere nei canali di informazioni dati falsi con il preciso scopo di confondere e mistificare. E per fare entrambe le cose cosa c’è di meglio che copiare i nomi altrui?

Questi gruppi, in genere collegati ad una vera e propria lobby dei padri separati, che ottiene spesso attenzione dai media e conta appoggi trasversali in parlamento, propagano alcuni semplici concetti:

  • il femminismo non è altro che un rovesciamento dell’ordine naturale delle cose ed è quindi naturalmente portatore di una volontà di dominio delle donne nei confronti delle donne (quando basta leggersi un qualsiasi testo femminista per sapere che il femminismo vuole portare a galla una visione femminile del mondo, da tempo nascosta dal dominio maschile, e che sul piano dei diritti vuole l’equità)
  • l’identità sociale e il ruolo del maschio sono minacciati dall’aggressività femminile e questo porterà ad una disgregazione dei valori su cui si regge la nostra cultura
  • il ruolo di una persona è biologicamente determinato, in questo caso dagli attributi sessuali, e indirizza verso un destino ineluttabile
  • al maschio spetta il ruolo di pater familias

 

Questi argomenti sono più o meno esasperati dai vari gruppi (c’è chi vede il grande complotto plutogiudomassonicobolscevico dietro i femminismi).

Le idee portate avanti sono piuttosto insidiose e trovano un facile terreno dove radicarsi dovuto sia alla cultura italiana, di suo già sessista e basata sul mito del maschio italico, sia al modo in cui vengono divulgate ovvero nascondendole dietro una facciata, quella di essere contro tutte le violenze, che ha facile presa da un punto di vista emotivo. Peccato che l’emotività sia il contrario dell’analisi critica e quindi ci sono utenti che, in perfetta buona fede, finisco per divulgare, tramite i vari social network, teorie sessiste.

Ci sarebbe da fare anche un’ampia riflessione sull’incapacità dei movimenti di fare proprie le tematiche femministe spesso ghettizzate (e imprigionate nello stereotipo della femminista rompicoglioni) e ridotte a folklore o banalizzate tramite semplici slogan lanciati mentre nel concreto si attuano pratiche alquanto machiste.

La questione di genere non è assolutamente secondaria se si vuole creare una società, o delle società, autogestita e che lasci spazio al divenire di ogni individuo. Anche perché una questione spesso dimenticata è che il maschilismo colpisce anche l’individuo di sesso maschile, che viene imprigionato in un ruolo sociale visto come naturale per ovvi motivi biologici, e cooptato in una pretesa guerra tra sessi, generalmente combattuta unilaterlmente, per il predominio.

Informazioni su lorcon

Mediattivista, laureato in storia contemporanea con attitudine geek, nasce nel sabaudo capoluogo (cosa che rivendica spesso e volentieri) e vive tra Torino e la bassa emiliana. Spesso si diletta con la macchina fotografica, lavora come tecnico IT, scrive sul suo blog e su Umanità Nova.
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