Il governo dei bottegai

Articolo pubblicato su Umanità Nova numero 29 anno 98

Il governo dei bottegai

Autunno, tempo di bilanci

La classe dominante fa i suoi bilanci: lo stato fa il DEF; i conglomerati economici producono previsioni trimestrali o semestrali, Oliver Bäte firma l’introduzione dell’annuale studio dell’Allianz, di cui è amministratore delegto, sullo stato dell’economia globale, i commercialisti si preparano alla chiusura dei bilanci aziendali.

È tempo che anche noi come classe cominciamo a fare i conti e i bilanci di quello che questo governo giallo-verde-nero ci sta tirando addosso.

Al di là del velo di propaganda e di parole d’ordine è palese, fin da una prima analisi, che questo governo si colloca pienamente nel solco tracciato negli anni precedenti da coloro che li anticiparono nel ruolo di governanti.

Condoni e condonini fiscali, e relativo avanspettacolo televisivo di uno dei due esponenti principali di questa coalizione di governo, sono il favore dovuto al blocco elettorale che ha sostenuto la compagnine governativa della Lega, ma in parte anche dei Cinque Stelle: piccoli-medi imprenditori, commercianti, bottegai, quadri dirigenti. Parte della classe dominante, mezzeclassi, per loro natura reazionarie. Non abbastanza grossi da potere operare le sofisticate forme di evasione la cui maestria risiede nei grandi conglomerati industriali e finanziari ma con un ampio peso elettorale, anche grazie al loro substrato familista che fa di ogni imprenditore il portatore di un pacchetto di voti. È stato il segreto del successo della Lega: farsi portatrice delle istanze dei vari capitani di impresa che possono resistere alla ferrea logica della concentrazione di capitale solo attaccando il costo del lavoro, evadendo il più possibile, favorendo sempre ridotti strati di aristocrazia operaia e sfruttando pesantemente la manodopera migrante, tenuta appositamente in condizioni di ricattabilità grazie a una legislazione creata appositamente. O si penserà mica che i fenomeni di caporalato in agricoltura esistano solo nel sud italia? O che questi siano molto differenti dalle dinamiche che vediamo nei distretti della logistica del piano padano?

In questa dinamica gioca un pesante ruolo anche il partito che era al governo fino a ieri, il PD, che con le cooperative della logistica ha costruito per anni la propria fortuna. Ma la Lega rappresenta quella parte di borghesia che necessita di poter sfruttare in modo ancora più feroce i lavoratori.

Il famoso reddito di cittadinanza, pezzo forte della propaganda pentastellata, si è dimostrato alla fine essere quello che noi già avevamo preannunciato da tempo: il proseguimento del reddito di inclusione inaugurato dal PD in certe regioni, scopiazzando il modello tedesco, trasformato, probabilmente, in una specie di tessera annonaria, condito da ulteriori regalie alle aziende, che dalle ultime dichiarazioni dei 5S potranno trattenere per n-mesi il reddito dovuto al lavoratore neoassunto mediante questo infernale meccanismo.

La Lega, che a parole tanto si opponeva a quello che vedeva come un sussidio a favore degli odiati terroni, alla fine è stata pure contenta: ulteriore taglio del costo del lavoro sulle pelle dei lavoratori.

L’accordo sullo stabilimento ILVA di Taranto è altrettanto indicativo. Dopo avere fatto incetta di voti in quella città, i 5 stelle si sono prodotti in un logico voltafaccia. Confermato l’accordo siglato dal governo precedente, al diavolo qualsiasi piano che prevedesse sostanziali investimenti per ridurre l’impatto ambientale di uno dei siti produttivi più inquinanti d’Europa. Gli altoforni continueranno ad andare a carbone, i tarantini continueranno a respirarne le venefiche emissioni, a morirne, schiacciati dal ricatto salute in cambio del lavoro. La reale natura filo-padronale dei Cinque Stelle si mostra ancora una volta. Con tanti saluti agli illusi, singoli e organizzazioni sedicenti di classe, che pensavano da sinistra di poterli sostenere. Da un secolo abbondante il riformismo tira questi scherzi ma all’opportunismo non vi è limite.

E stessa cosa si dica per le grandi opere: dal no secco al ni al si il passo è cadenzato dal livello di penetrazione nelle istituzioni. Si è visto con il TAV e il TAP, lo si vede, ancora, con la farsesca vicenda delle future olimpiade invernali.

Nonostante tutta la lettura accademica contemporanea che si occupa di Studi Urbani – dal seminale lavoro di Harvey Molotch in poi – sia concorde nel sostenere come queste operazioni abbiano ricadute negative su chi la città la vive – o per lo meno la usa per sopravvivere – e non per l’estrazione di valore, i paladini del cittadinismo e del buon governo fanno a gara per accaparrarsi questo o quel grande evento, raccontando le stesse palle di un sindaco del PD o di FI.

Come ritmo incessante di questi eventi abbiamo una politica sempre più repressiva nei confronti delle componenti straniere della classe operaia, supportata dagli opportunisti del sovranismo sinistro, l’attacco a chi si è trovato a dover occupare una casa, l’aumento delle pene per chi effettua un blocco stradale durante una manifestazione. Il pacchetto sicurezza della Lega Nord ha lo scopo di creare decine di migliaia di clandestini, marginalizzando ulteriormente settori di “indesiderabili”.

Ovviamente, un tale masnada di reazionari non poteva farsi mancare l’elemento ferocemente misogino, sessista e patriarcale. Tra associazioni “pro-vita” dei feti – i già nati che non siano bianchi e cis-eterosessuali invece possono morire male – che alzano la cresta, parlamentari che propongono la restaurazione del diritto di famiglia pre riforma del ’75, ve ne è abbastanza per classificare costoro come il governo più reazionario degli ultimi anni: e dire che prima ci eravamo sorbiti personaggi come Giovanardi e la Binetti.

L’opposizione intanto gioca la triste e ritrita carta della “difesa delle istituzioni democratiche nate dalla resistenza antifascista”, pensa di lanciare come candidato di punta l’ex ministro dell’interno, stimato anche dall’attuale compagine di governo, e si produce in vette di bispensiero ben simboleggiate dal modo in cui un giornale come la Repubblica ha affrontato la vicenda di Riace e tirato fuori dalla naftalina Saviano.

Quelli che per anni si sono presentati come opposizione sociale ancora si stanno chiedendo se è vero che il partito che hanno neanche tanto velatamente appoggiato, i Cinque Stelle, li abbia davvero traditi mentre un’altra parte di quella galassia si lancia nell’ennesima fallimentare campagna elettorale per le amministrative.

Lo sciopero generale del 26 ottobre e le mobilitazioni contro il governo che si daranno nel prossimo periodo saranno sicuramente questioni di minoranze che si muoveranno in un deserto sociale, in un clima che in alcune zone sarà indubbiamente ostile. Ma è necessario giocare la partita.

lorcon

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Musk e la razionalità del capitalismo

Articolo originariamente pubblicato su Umanità Nova 26 anno 98

Eleon Musk, magnate della Silicon Valley, è una figura di imprenditore che ha assunto tratti quasi mitologici: self made man, geniale innovatore, visionario e grande comunicatore.

Personaggio capace di un’estenuante autopromozione ha stregato ampi settori della “nerd culture”e gli stessi media mainstream: promette di creare sistemi di trasporto ultraveloci, il loophole, di rilanciare la corsa allo spazio con Space X e i progetti di colonizzazione di Marte, di diffondere l’uso dell’auto elettrica con Tesla Motor – scegliendo di chiamare la sua azienda appunto come il grande inventore e scienziato del secolo scorso – ha creato uno dei sistemi di pagamento online più usati al mondo con PayPal.

In realtà, Musk è fondamentalmente uno spregiudicato robber baron del ventunesimo secolo, sicuramente geniale, anche se con dei limiti di cui diremo più avanti, all’interno delle premesse implicite proprie del modo di produzione capitalistico.

La fabbrica di automobili Tesla va avanti grazie a profonde infusioni di fondi pubblici, ha pesantissimi ritardi nelle consegne, vive grazie alla pubblicità, e, nostante quanto Musk e i suoi pretoriani senza farro si ostinano a ripetere, non sarà in grado di mettere nemmeno una pezza alla crisi ambientale generata dal capitalismo stesso, visto il costo ambientale delle batterie al litio e l’insostenibilità insita nei mezzi di trasporto individuali diffusi a livello di massa.

Progetti di trasporto pubblico come il Loop Hole, tunnel sottovuoto per permettere il viaggio a velocità elevate di treni, non sarebbero certo in grado di risolvere il problema della congestione dovuto al pendolarismo in aree urbane ad altissima densità abitativa: i sistemi di trasporto locali richiedono molte fermate, cosa incompatibile con velocità elevate – sempre che non ci si voglia divertire a spaccare le ossa dei viaggiatori con ripetute sollecitazioni G positive e G negative – e il pendolarismo è una diretta conseguenza dell’organizzazione irrazionale e non pianificata dello sviluppo urbano.

Ma andiamo oltre: Musk, negli ultimi mesi, ha fatto parlare di sé per comportamenti sempre più bizzarri, ad esempio fissare arbitrariamente il prezzo delle azioni di Tesla a 420$, in omaggio al consumo di cannabis (420 è utilizzato come sinonimo di marjuana da certe subculture di internet), atto che ha causato un mezzo terremoto in borsa, spaventato gli investitori, e causato l’intervento dell’agenzia di vigilanza federale sulla finanza. La classe dominante nel suo insieme deve pur difendersi in qualche modo da comportamenti bizzarri dei suoi singoli membri.

Ah, ovviamente, il libertariano Musk – che politicamente si dichiara tale pur finanziando sia i democratici che i repubblicani e non disdegnando di sedere per più di un anno un board dell’amministrazione Trump – è assolutamente favorevole al consumo di sostanze psicotrope per sé stesso, anche durante le interviste in diretta, ma nelle fabbriche Tesla i test antidroga selettivi sono utilizzati per colpire i lavoratori sindacalizzati. Il nostro è infatti anche un discreto campione di pratiche antisindacale nelle sue aziende.

Ma, forse, l’apoteosi dell’irrazionalità di questo imprenditore la si può apprezzare al meglio nel lancio nello spazio, con fini puramente pubblicitari, di una macchina elettrica Tesla grazie a un vettore Space X. Ora, per quanto i vettori Space X siano effettivamente un gioiello della tecnica, essendo riutilizzabili e non monouso come i vettori tradizionali – e questo grazie agli ingegneri e ai tecnici che li realizzano, di certo non grazie a Musk – bruciare qualche tonnellata di propellente per razzi per mettere in orbita un’automobile e farsi uno spot pubblicitario non è esattamente una pratica ambientalmente sostenibile. D’altra parte noi vecchi gufi sosteniamo da tempo che il capitalismo verde non è altro che un’elaborata pagliacciata.

Questo breve excursus su questo moderno robber baron per dire cosa? Per ricordarci che il capitalismo, per quanto dotato di un certo grado di coerenza interna, è un modo di produzione tutt’altro che razionale, che non potrà mai risolvere le contraddizioni che ha generato, e che dalla crisi ambientale non si uscirà grazie alle trovate di qualche “genio” dell’imprenditoria. Nessun Musk ci salverà, ci salveremo da soli.

lorcon

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Santa Viola @ Santa Maria

Santa Viola (cercateveli e ascoltateveli, che ne vale la pena) live a Santa Maria di Novellara

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Discoboli Reggiani

 Piazza Prampolini, Reggio Emilia

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Cusna

edf

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Prove di tiro

25 metri, con H&K VP9 9×21 (fiocchi black mamba). prima sequenza, si può ampiamente migliorare. foto fatta attraverso cannocchiale in dotazione alla postazione di tiro.

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Gabellieri

Foto scattate presso la Biosteria della Gabella (uno dei pochi posti decenti a Reggio Emilia, anche se l’hipsterometro ogni tanto va fuori scala e va azzerato a mano)

 

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Bassa

ombre

ombre

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San Bernardino alle ossa – Milano

Potete ascoltare crustcore, seguire le più oscure board di gore, potete eccitarvi con dolcett, potete fare questo e quello ma i cappuccini con i loro ossari saranno sempre più doom di voi

edf

jhdr

jhdr

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Metalmeccanica

Qualche foto scattata in qualche fabbrica emiliana in questi mesi

morsa di una sega a nastro

sega a nastro per metalli

 

stazione di saldatura robottizzata (o forse solamente ad avanzamento automatico)

 

 

mandrino di trapano a colonna

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