La seguente intervista apparirà sul numero 27 anno 96 di Umanità Nova, 18 settembre 2016. È consigliata anche la lettura di questo altro articolo, pensato per accompagnare questa intervista e a questo scopo pubblicato su Umanità Nova.
L’intervista che presentiamo di seguito è stata realizzata ad inizio agosto 2016, a poco più di due settimane dal tentativo di golpe del 16 luglio e poco più di un mese primo dell’inizio delle grande manovre turche sulla destra orografica dell’Eufrate in territorio siriano per contrastare la presenza delle milizie dell’SDF che avevano sottratto quei territori all’ISIS, strategici per le linee di rifornimento del Califfato.
L’intervista che segue è frutto di un colloquio di diverse ore con un esponente dell’organizzazione anarchica turco-kurda DAF (Azione Anarchica Rivoluzionaria) e ne è un condensato. L’intervista vera e proprio è stata integrata con frammenti del resto del colloquio.
Se la parte di più stringente attualità, su cui consigliamo anche la lettura dell’articolo tradotto da Meydan, il giornale del DAF, pubblicato sul numero 26 anno 96 di Umanità Nova (Lotta per il potere, lotta contro il potere), può essere in parte considerata superata riteniamo che la seguente intervista presenti un compiendo necessario per comprendere la situazione turco-kurda e l’azione dei nostri compagni in quelle terre.
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D: Come si è evoluta la situazione in Turchia nelle ultime settimane? Dopo dopo il tentativo di golpe il potere di Erdogan è più forte? Come si è evoluto lo scontro tra l’AKP e Hizmet?
R: Come sapete l’organizzazione di Gulen, Hizmet, è attiva da prima dell’inizio dei governi dell’AKP e da quando l’AKP è divenuta organizzazione di governo si sono coalizzati, dato che il movimento gulenista era molto forte dentro agli apparati statali, polizia, esercito, tribunali. Hizmet ha diverse scuole, controlla parte dell’educazione, università, i corsi di preparazione agli esami di ammissione universitari, e licei, così come i media ed è presente nella sanità. Hanno un grandissimo potere. L’AKP e Gulen si sono coalizzati e hanno cooperato, soprattutto nella giustizia, grazie alla presenza della dei gulenisti nei nei ranghi di giudici e procuratori. Hanno proceduto all’arresto e alla messa in stato di accusa di moltissimi membri delle forze armate, membri di organizzazioni kemaliste, colpendo anche alti ufficiali e membri dello stato maggiore.
Dopodiché hanno sostituito gli arrestati con dei propri uomini e si sono ulteriormente rafforzati, sia AKP che Hizmet, non solo nei ranghi dell’esercito ma in tutti gli apparati statali che erano stati epurati, polizia, servizi di intelligence, burocrazia.
Ma nel tempo sono emerse dei contrasti tra questi due gruppi di potere e Erdogan ha iniziato una campagna tesa a espellere Hizmet dai quadri statali. I gulenisti però non sono stati a guardare: i loro membri presenti nella giustizia hanno iniziato ad indagare sui membri del vertice dell’AKP e hanno aperto processi nei confronti di ministri di governo, dei loro famigliari e, addirittura, nei confronti del figlio di Erdogan, per accuse di corruzione e appropriazione di fondi pubblici.
Questo è stato un passaggio fondamentale, seguito anche da proteste popolari, che ha segnato una fase difficile per l’AKP. Ma il partito di Erdogan è riuscito a operare dei cambiamenti legislativi, hanno cambiato le leggi sulla corruzione facendo cadere le accuse e rendendo vani i processi istruiti dai giudici gulenisti.
Ovviamente dopo di questo Erdogan ha fatto dei passi nella direzione di colpire i gulenisti. Ha fatto chiudere le scuole di preparazione universitarie controllate dai gulenisti, si è creata una vera e propria situazione di guerra tra i due gruppi di potere. Si sono attaccati a vicenda, anche se con strumenti differenti.
I cambiamenti legali voluti da Erdogan erano tesi a proteggere l’apparato dell’AKP e a purgare lo stato dall’organizzazione gulenista, è stata una grande operazione nei confronti dei gulenisti e questi hanno subìto il colpo, per un periodo sono stati passivi, ma ad un certo punto hanno capito, grazie alla presenza nei gangli statali avevano a disposizione moltissime informazioni, che i piani del governo erano tesi a eliminarli di scena completamente e hanno iniziato a progettare il golpe.
Inoltre, entro la fine del settembre 2016 era previsto un avvicendamento ai vertici delle forze armate e i gulenisti avevano previsto che in quell’occasione sarebbero stati estromessi dalle posizioni apicali dell’apparato militare, i tempi d’azione si sono ristretti.
Un’ipotesi accreditata è che il golpe sia fallito per causa o di una fuga di informazioni che ha costretto i golpisti ad anticipare l’inizio delle operazioni, agendo così senza la piena forza o perchè delle fazioni delle forze armate che si erano accordate con i golpisti hanno ritirato all’ultimo il loro appoggio e l’hanno accordato al governo.
Il fallito colpo di stato ha fornito all’AKP la possibilità di attaccare in modo palese i gulenisti, di procedere ad una radicale purga nei loro confronti. Avendo lavorato insieme per anni ed essendo entrambi presenti e radicati in profondità nelle strutture statali entrambi avevano informazioni sulle corrispettive mosse.
Decine di migliaia di persone, legate a Hizmet sono stato licenziate da impieghi pubblici. È stato dichiarato lo stato di emergenza e il governo ha potuto agire senza dover rispondere al parlamento.
Al momento stanno colpendo l’organizzazione di Gulen, ma già adesso dichiarano di voler colpire tutte le organizzazioni che chiamano terroriste, quindi le forze rivoluzionarie, anarchici ma anche socialisti e forze kurde.
D: Quale conseguenze avrà il fallito colpo di stato nella situazione kurda?
Nel Bakur [Kurdistan turco, ndt.] ci sono stati pesanti scontri negli ultimi mesi tra le forze governative e le forze della guerriglia, anche se in parte diminuiti nel periodo immediatamente precedente al golpe, ma il governo ha dichiarato che continuerà a rastrellare e distruggere le città e i villaggi kurdi. La ragione di questa modalità di azione è complessa: la strategia di distruzione programmata degli spazi urbani è tesa a ricostruire uno spazio maggiormente controllabile, con strade larghe, più facilmente percorribili dai blindati ma vi sono anche ragioni economiche: l’obiettivo è quello di creare un’economia di guerra e di favorire i processi di land grabbing. Dopo la distruzione di villaggi e città queste dovranno essere ricostruite. Gli attori che si stanno accaparrando i terreni sono sia attori pubblici, aziende pubbliche di costruzioni, che privati: costruttori legati a doppio filo all’AKP.
Infatti il substrato materiale che regge il partito di governo è quello delle costruzioni edili, sono moltissimi i costruttori legati a questo partito. Questo è uno dei motivi della distruzione delle città e dei kurdi. Non è chiarissimo che cosa accadrà esattamente ma ipotizziamo che riprenderanno ad arrestare politici, giornalisti, avvocati e attivisti kurdi. L’HDP ha espresso la sua opposizione sia verso il tentato golpe che verso lo stato di emergenza.
Per ora gli organismi repressivi sono occupati con Gulen, ma probabilmente il secondo passo sarà attaccare le organizzazioni politiche kurde.
D: Quale è la situazione della sinistra kurda e quale è ancora l’influenza dei partiti Marxisti-Leninisti che ebbero l’egemonia dei movimenti sociali nei decenni scorsi?
Prima del golpe 1980 vi era un forte movimento di stampo marxista-leninista, vi erano forti lotte nell’ambito del lavoro. Dopo il golpe per anni nessuno poteva fare niente, vi era una repressione fortissima. Negli anni novanta si sono riorganizzati i partiti m-l, ma molti dei loro membri erano stati arrestati o costretti all’esilio così si sono dovuti riorganizzare da capo. Ma ovviamente la situazione era completamente cambiata rispetto agli anni settanta, gli anni in cui erano egemoni nell’estrema sinistra.
Per tutti gli anni 90 gli stessi sindacati erano molto immobilisti, poco attivi, dopo il duemila possiamo vedere come ha ripreso a cambiare qualcosa nell’ambito del lavoro. I lavoratori hanno ripreso ad organizzarsi, come negli anni precedenti al golpe del 1980, sono riprese le mobilitazioni. Ma ovviamente ogni volta in Turchia le cose cambiano molto velocemente, da un anno all’altro. Durante gli anni novanta e duemila un anno era possibile scioperare e manifestare, l’anno dopo venivano cambiate le leggi e aumentava la repressione, poi veniva di nuovo allentata, tutto molto velocemente. Ad ora i partiti m-l hanno un peso ma sono di dimensione ridotte rispetto al passato, sono presenti soprattutto nelle aree alevite [corrente eterodossa dello sciismo, ndt], alcune organizzazioni sono radicate nelle università, ma non ci sono organizzazioni grosse. La questione importante in Turchia è che c’è la guerra aperta: la guerra tra lo stato e il popolo kurdo, in Turchia come in Siria, con gli interventi turchi oltreconfine, così i partiti m-l hanno dovuto prendere una posizione in merito, schierarsi. La maggioranza di loro supporta l’HDP e i movimenti kurdi e molte energie dei partiti m-l sono impegnante in azioni di solidarietà con il popolo kurdo.
D: Quale è la situazione del movimento anarchico in Turchia e Kurdistan?
In Turchia l’ideologia anarchica si è diffusa solamente dalla fine degli anni novanta, c’erano dei piccoli gruppi che pubblicavano riviste, diffondevano traduzioni da pubblicazioni estere. ;a non vi erano organizzazioni, solo piccoli gruppi poco coordinati. Noi come DAF abbiamo iniziato ad organizzarci nel 2007, con l’obbiettivo di creare pratiche e tradizioni anarchiche per queste terre, Turchia, Kurdistan e in generale in Medioriente. L’idea era quella di creare un esempio e una tradizione anarchica. Per ora siamo organizzati sopratutto in Istanbul e Amed, ma siamo presenti anche in villaggi e città minori. Siamo ben conosciuti a livello politico e siamo ben rispettati, anche dagli m-l, in nove anni siamo riusciti a creare una storia di lotta anarchica.
Il nostro ruolo nella solidarietà con le lotte dei kurdi è stato molto importante per noi stessi perché in un paese in cui è in corso una guerra devi, che tu lo voglia o no, sei costretto a prendere una posizione. Come anarchici siamo stati presenti durante la rivoluzione del Rojava e durante gli attacchi dello stato turco nel Bakur.
Questo ci ha permesso una penetrazione nella società kurda, l’anarchismo ha avuto un forte impatto, il PKK, così come il PYD, sono stati influenzati fortemente dalle idee libertarie e anarchiche, anche nelle pratiche messe in campo sia in Rojava che nel Bakur.
La nostra presenza a fianco delle organizzazioni politiche kurde riteniamo sia importante perché permette di rafforzare le pratiche libertarie messe in campo da queste organizzazioni che prima libertarie non erano.
D.: quali saranno secondo le conseguenze del fallito golpe sul movimento anarchico e, in generale, sui movimenti sociali?
Ovviamente il fallito golpe e lo stato di emergenza sono una grande minaccia per il movimento anarchico e non solo. Lo stato può fare operazioni repressive contro l’opposizione sociale, può arrestare più facilmente attivisti.
Già negli ultimi mesi c’è stata una stretta repressiva, soprattutto nei confronti delle organizzazioni kurde, ma probabilmente nel prossimo futuro ci saranno ulteriori azioni repressive nei confronti di tutti i movimenti politici di opposizione, facilitate dallo stato d emergenza.
D.: Come la repressione statale sta colpendo il movimento anarchico? Vi sono prigionieri anarchici? Sono possibili contatti con loro? Dopo il tentato golpe è cambiata la situazione?
Attualmente ci sono prigionieri anarchici ma, in generale, non sono in prigione per la loro militanza anarchica, a parte gli obiettori di coscienza anarchici. Per lo più sono detenuti che sono diventati anarchici quando erano già detenuti, molti vengono da precedenti esperienze politiche, socialisti o membri di organizzazioni kurde. Hanno cominciato ad avere contatti con noi, abbiamo pubblicato articoli di prigionieri, si stanno organizzando tra di loro. Ci sono anche dei prigionieri anarchici che sono vegani o vegetariani che hanno condotto lotte specifiche per ottenere dei pasti confacenti alle loro diete, facendo anche degli scioperi della fame per ottenere cibo dall’esterno.
Generalmente i prigionieri politici sono sottoposti a forte pressione nelle galere ma al contempo sono bene organizzati. Sia i prigionieri della sinistra rivoluzionaria che i prigionieri kurdi sono molto organizzati, riescono ad avere spazi per incontri, programmi di autoeducazione e sport. Ovviamente questo è stato ottenuto grazie a delle grandi lotte negli anni passati. Quando arriva uno/a nuovo/a detenuto/a politico in galera questi prigionieri agiscono in modo che venga messo in celle vicino alle loro, per stare in contatto e non lasciarlo/a isolato/a.
Con i detenuti per crimini comuni, non politici, ci possono essere dei problemi ma ci sono delle lotte da parte dei detenuti politici anche per questi detenuti.
Dopo il fallito golpe, ovviamente, le cose stanno cambiando. Ci sono maggiori difficoltà per i prigionieri politici per incontrate famiglie e avvocati. Le prigioni, inoltre, sono state sovraffollate con tutti i problemi conseguenti.
I problemi quindi ci sono ma le organizzazioni dei prigionieri politici sono forti e penso che potranno superare questo momento se ci sarà solidarietà da fuori delle galere.
D.: Quale è la situazione dei gruppi di gruppi di destra, come i Lupi Grigi ma anche gruppi religiosi? Vi sono legami tra questi gruppi e l attuale governo?
I partiti nazionalisti, come il MHP, sono nel parlamento, l’MHP è il quarto partito, dopo AKP, CHP [partito kemalista, ndt.] e HDP; per ora il MHP è il quarto partito più forte, hanno 40 parlamentari. Ma non sono più così attivi come negli anni 70 80 in cui conducevano azioni paramilitari in strada. Hanno cambiato alcune posizioni rispetto al passato ma con l’AKP condividono molte posizioni, soprattutto quelle contro le organizzazioni rivoluzionarie e contro le organizzazioni kurde, anche se sostengono che le posizioni che l’AKP esprime non siano abbastanza nazionaliste fondamentalmente supportano l’AKP.
Dopo il fallito golpe si sono ulteriormente avvicinati all’AKP, sia il MHP che il CHP. Erdogan e il AKP li hanno esplicitamente invitati ad un supporto del governo contro Gulen e questi partiti si sono dimostrati molto radicali nell’appoggiare la lotta del governo turco contro Hizmet.
Sulla questione kurda l’MHP vuole attacchi ancora più forti nei confronti delle organizzazioni kurde ma sono comunque soddisfatti da quanto sta facendo l’AKP.
Dicono chiaramente che pur non essendo loro stessi al governo sulla questione kurda il governo sta applicando le loro idee: attaccare la popolazioni, stragi e distruzione delle città.
D.: Quale è la situazione delle lotte nel mondo del lavoro, del sindacalismo. Nell’ultimo anno abbiamo visto mobilitazioni sia nel settore minerario che nel settore dell’industria, dall’Italia abbiamo potuto vedere le lotte negli stabilimenti FIAT presenti in Turchia, ma sappiamo che ci sono state lotte diffuse. Quale è la situazione generale di queste lotte? Quale è il vostro intervento nelle lotte sul lavoro?
La maggioranza dei lavoratori sono organizzati nei sindacati principali. Uno dei sindacati più importanti è il DISK ma questo non è un sindacato radicale. Le principali lotte sul lavoro nell’ultimo periodo sono state nei settori produttivi dove sono peggiori le condizioni di lavoro, dove c’è un alto tasso di morti sul lavoro, come il settore minerario, quello tessile soprattutto nelle fabbriche di jeans, e il settore edile. Le lotte che vi sono quindi non sono per i diritti genericamente intesi ma direttamente per la vita.
Nell’ultimo anno siamo stati attivi nell’Unione dei Lavoratori Edili, un nuovo sindacato, che non è federato a sindacati come il DISK, è un sindacato indipendente; come DAF siamo molto presenti e attivi in questo sindacato. Questo sindacato sta lavorando per affermare le ragioni dei lavoratori e pur essendo un sindacato costituito da poco si è fatto conoscere in fretta perché adotta pratiche di azione diretta: picchetti nei cantieri ma anche presso le sedi delle imprese edili. Questa strategia ha spesso successo: la vittoria viene conseguita in pochi giorni, in alcune occasioni anche nel giro di poche ore, perché viene bloccata direttamente la produzione e il danno economico per i padroni è immediato. In generale in Turchia sono in corso processi di organizzazione dei lavoratori, si stanno diffondendo le lotte per ottenere migliori condizioni economiche. Possiamo dire che si sta riaffermando un nuovo stile di lotta sindacale, molto più radicale di quello dei grandi sindacati come il DISK. Molti piccoli sindacati stanno passando a stili di lotta radicali e diretti. Penso che nel prossimi anni ci saranno buoni spazi per l’intervento anarcosindacalista e anarchico tra i lavoratori.
D.: Prima hai detto che una delle basi del potere dell’AKP è nel settore edile. Possiamo quindi immaginare quindi che le lotte del nuovo sindacalismo di azione diretta in questo settore colpiscano direttamente il governo. Al momento sono quindi in corso anche dei processi repressivi nei confronti di queste organizzazioni dei lavoratori?
Negli attentati di Ankara abbiamo perso 5 compagni, molto attivi a livello sindacale, ma a parte questo non vi sono stati particolari attacchi repressivi.
Il sistema della lotta tramite picchetti nei cantieri e davanti alle sedi delle compagnie edili ha un forte vantaggio: oltre a colpire gli interessi economici del padrone nell’immediato va a rovinare anche l’immagine pubblica di queste aziende, che è considerata molto importante nella società. Inoltre, siccome sono in corso grossi progetti edilizi in tempi molto rapidi anche un solo giorno di lotta con picchetti fa perdere del tempo prezioso e i padroni preferiscono fare concessioni ai lavoratori piuttosto che chiedere l’intervento delle forze di polizia, cosa che rischierebbe di allungare i tempi della lotta e fare perdere ulteriori soldi alla compagnia edile.
Ma ovviamente la polizia in alcuni casi è intervenuta ed è intervenuta pesantemente contro i lavoratori. Ma non possiamo dire che al momento c’è una forte e speciale pressione nei confronti dei sindacati d azione diretta.
D.: L’antimilitarismo è un importante questione per il movimento anarchico. Come vi approcciate a questo argomento e quali sono le vostre attività in questo ambito?
In Turchia c’è la leva obbligatoria, e questo è uno dei principali terreni di lotta per le organizzazioni antimilitariste. C’è un forte movimento degli obiettori di coscienza, siamo tra le organizzazioni più attive in questo campo, e possiamo dire che tutti gli anarchici sono obiettori di coscienza e stiamo conducendo una lotta contro la leva obbligatoria. Per questo siamo accusati da parte dell’opinione pubblica di fomentare l’odio, l’ammutinamento e la diserzione. Molti di noi sono stati arrestati per non essersi presentati alla leva. Abbiamo un associazione, l’Associazione per l’Obiezione di Coscienza, fondata in Istanbul ma presente in tutto il paese che dà assistenza legale a chi non vuole andare sotto le armi o a chi è già sotto le armi ma vuole uscirne, diamo una mano a fare le dichiarazioni di obiezione di coscienza. Un azione comune per gli obiettori è quella di dichiarare pubblicamente la propria opposizione al servizio militare e al militarismo, sia con comunicati stampa che con dichiarazioni fatte in spazi pubblici. Generalmente gli obiettori vengono arrestati, noi ci attiviamo per fornire supporto e assistenza legale, organizziamo campagne di solidarietà. Siamo parte di War Resistence International e di European Bureau for Conscious Objection. Pubblichiamo rapporti della nostra attività, e di quella delle associazioni con cui abbiamo contatti internazionali, tutti gli anni e cerchiamo di darne la più ampia diffusione possibile.
D.:Negli ultimi anni del governo dell’AKP abbiamo potuto vedere come sia aumentata la repressione nei confronti delle donne, e in generale sulle questioni di genere. Il movimento anarchico come si muove in questo ambito? Vi è un movimento anarco-femminista?
In Turchia c’è un movimento femminista e ci sono donne anarchiche. Abbiamo un grosso problema con l’omicidio di donne, così ci sono campagne in merito a questa problematica.
Ovviamente il governo dell’AKP, così come molti governi, attacca le donne. L’AKP vuole che le donne stiano a casa, che siano madri e che educhino i figli ad essere soldati, vi sono dichiarazioni esplicite da parte del governo in questo senso. Vi sono campagne governative contro l’aborto, al momento proibito oltre la decima settimana, e molte donne stanno combattendo per questa libertà.
Le donne anarchiche sono parte del generale movimento di lotta femminile e stanno provando a creare la propria organizzazione per poter fare azioni indipendenti e connotate in senso anarchico.