Che l’inverno del nostro rovello si trasformi in fulgida estate sotto questo sole di Milano

questo articolo apparirà su Umanità Nova numero 11 anno 93

2003 – 2013: Dax vive nelle lotte

Che l’inverno del nostro rovello si trasformi in fulgida estate sotto questo sole di Milano

lo striscione di apertura del corteo

lo striscione di apertura del corteo

Sedici marzo 2003: Davide Cesare, detto Dax, militante del centro sociale O.R.SO, moriva colpito dalle lame fasciste. Ma altra infamia si doveva aggiungere a quella giornata: la polizia bloccava le ambulanze che soccorrevano Dax e altri due compagni e poi caricava selvaggiamente i compagni accorsi presso l’ospedale San Paolo, dove i feriti erano stati portati. Cariche in stile Diaz, contro persone disarmate, cariche a base di manganello, spranga e mazza da baseball. Cariche che non risparmiano nessuno: chi è a terra viene preso a calci, il personale sanitario e chi ha accompagnato un congiunto in ospedale viene manganellato. Una polizia che da il meglio di se stessa, che vuole dimostrare che comanda, che per farlo non solo massacra i compagni ma che non si fa problemi a bloccare un pronto soccorso e a colpire persone colpevoli solo di trovarsi lì. Ma non basta: i giornali abboccheranno alla storiella inventata dalla questura per giustificare le cariche: le violenze in ospedale sarebbero avvenute perchè i compagni volevano trafugare la salma di Dax. Il ridicolo e la violenza avanzano radiosi sotto i tricolori degli scudetti cuciti sulle divise della celere e le vili penne del giornalistume italiota. La vile aggressione fascista viene derubricata a rissa tra balordi di quartiere. Viene offuscato il grave significato politico di quello è successo dietro la cortina fumogena della guerra tra bande degli opposti estremismi, dell’ordine pubblico funzionale all’accumulazione capitalista e alla violenza di stato. Il messaggio che la polizia vuole dare è semplice: non c’è spazio per le lotte sociali, per l’antifascismo.
Sedici marzo 2013: dieci anni dopo la “notte nera di Milano”, in una giornata insolitamente calda e solare, un corteo partecipato da oltre diecimila persone attraversa le strade del Ticinese e Porta Romana, attraversa Corso Lodi e poi giù fino alla periferia del Corvetto. Un corteo determinato, deciso, che ribadisce che dopo 10 anni da quella triste giornata non ci hanno fermato, che le lotte sociali vanno avanti, nonostante omicidi, carcere, denunce, repressione. Per ribadire che in un momento di crisi epocale come questo le lotte sono da rilanciare, che le classi popolari, macellate sull’altare dell’austerity, devono rispondere, autorganizzarsi, riappropriarsi di tutto. Un corteo che si conclude con l’occupazione, da parte dalle famiglie in lotta per la casa, degli appartamenti popolari lasciati sfitti dall’ALER e nella TAZ di via Scodolini, l’Area Grizzly, occupata per riappropriarsi di un gigantesco spazio lasciato vuoto da anni.
Forte anche la presenza anarchica e anarcosindacalista, anche se non pienamente visibile a causa della mancanza di spezzoni specifici.
Ovviamente buona parte di giornali e televisioni preferiscono concentrarsi sulle bottiglie indirizzate al commissariato da cui nel 2003 partirono le volanti che attaccarono i compagni in San Paolo, sulle vetrine delle banche rotte e sulla vernice lanciata sulla discoteca Lime Night, noto luogo di ritrovo della destra milanese, a cui è riconducibile anche la proprietà. Ancora una volta viene nascosto il significato politico di ciò che accade dietro la cortina fumogena, peraltro piuttosto debole data la lieve entità dei tafferugli, dell’ordine pubblico e dell’orrore di fronte alla vetrina della BNL martirizzata dai cattivi. Il corteo comunque ha raggiunto il suo scopo: mostrare che le lotte non si fermano e che vanno rilanciate. Speriamo che questa mobilitazione, che ha visto uno dei più grossi cortei cittadini degli ultimi anni, grazie al coinvolgimento di situazioni di tutta Italia (e non solo), appunto serva a rilanciare, ad aprire. Perchè l’antifascismo militante lo si fa tramite la lotta sociale: togliere legittimità all’attuale sistema di dominio, a qualsiasi sistema di dominio, significa togliere il terreno sotto i piedi ai suoi vili scherani che si vestono con celtiche e svastiche. La crisi la paghino i padroni: e solo la lotta sociale gliela farà pagare. Non le derive elettorali e la delega: solo la lotta in prima persona cambierà l’attuale stato di cose in un senso realmente libero.

lorcon

Informazioni su lorcon

Mediattivista, laureato in storia contemporanea con attitudine geek, nasce nel sabaudo capoluogo (cosa che rivendica spesso e volentieri) e vive tra Torino e la bassa emiliana. Spesso si diletta con la macchina fotografica, lavora come tecnico IT, scrive sul suo blog e su Umanità Nova.
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