Fotostoria critica (e a tratti polemica) delle mobilitazioni anti Gelmini a Reggio Emilia nel 2008-2009

manifestazione 17 ottobre 2008

Con l’annuncio della riforma Gelmini, riguardante l’ordinamento scolastisco dalle elementari all’università, sulle cui specifiche non mi dilungherò oltre in quanto molto è stato scritto e detto in proposito, in tutt’Italia dilagano proteste spontanee di studenti medi e universitari che contestano l’ennesima riforma peggiorativa dell’istruzione nel giro di pochi anni.

Anche a Reggio Emilia si sviluppa un movimento studentesco che si oppone al decreto Gelmini. Le mobilitazioni iniziano a fine settembre con una serie di assemblee all’interno del liceo Matilde di Canossa, unica scuola superiore della città in cui nei precedenti anni di bonaccia si muoveva qualcosa a livello studentesco. A queste assemblee inizialmente partecipano solo studenti e professori dell’istituto stesso, ma dopo pochi appuntamenti, l’assemblea viene allargata creando un coordinamento informale tra gli studenti delle scuole superiori cittadine (diversi ITIS, i due licei scientifici, il classico, IPSIA). Sul fronte dei professori solo alcuni insegnanti dello stesso Canossa partecipano alle assemblee. In compenso iniziano a partecipare alcuni studenti universitari, sia della locale università di Modena e Reggio che dell’ateneo di Bologna (quest’ultimi comunque residenti a Reggio). Dopo una serie di riunioni in cui si è principalmente analizzato il contenuto della riforma e dove si sono sviluppate le critiche ad esso viene deciso di indire una manifestazione cittadina per il 17 di ottobre, data in cui in diverse altre città si manifesterà contro la riforma. Alcune di queste riunioni verranno tenute presso il centro sociale Aq16 (afferente alla così detta area disobbediente di casariniana memoria). In questa occasione sorgono le prime divergenze interne al movimento dovute alla richiesta di SX, Sinistra Giovanile, ala giovanile del PD[1], di spostare la data della mobilitazione in quanto nello stesso giorno si sarebbero tenute le elezioni per i rappresentanti di istituto[2] presso l’Ariosto-Spallanzani (liceo classico-scientifico), dopo una veemente polemica la proposta viene rifiutata a stragrande maggioranza.

La composizione del movimento studentesco reggiano
A questo punto è utile fare un po’ di chiarezza sulla composizione del movimento studentesco di Reggio Emilia. Al suo interno sono presenti quattro realtà strutturate, il collettivo Sfumature[3] che si riunisce nei locali dell’aq16, Sx (PD), il CSP, collegato alla corrente trotskysta di Rifondazione (Falce e Martello), il Collettivo Anarchico Studentesco (di cui, per inciso, facevo parte), collegato alla FAI-Federazione Anarchica Italiana nei cui locali si riunisce. Oltre a questi gruppi è presente una gran numero di studenti medi che non militano direttamente dentro i collettivi ma che partecipano attivamente alle assemblee di movimento.
In questa assemblee viene proposto per la prima volta di svolgere la manifestazione senza bandiere e con striscioni e volantini unici, non firmati (in realtà si creò una polemica per il fatto che i volantini scritti dall’assemblea vennero stampati con la firma “Collettivo Sfumature”, a causa di un errore, scritta poi rimossa a colpi di taglierina). Questa proposta partiva dal Collettivo Sfumature che seguiva un trend che andava diffondendosi in tutta l’area “disobbediente” e data la vicinanza della data della mobilitazione e la mancanza di tempo non venne discussa approfonditamente. Quando, successivamente, questa proposta verrà ripresentata causerà una marea enorme di polemiche.

la testa del corteo

17 ottobre
La manifestazione del 17 ottobre avrà una partecipazione di circa 600 studenti, cifra enorme per una manifestazione specificamente studentesca a Reggio Emilia, e diverse scuole rimangono praticamente chiuse a causa della mancanza di alunni (oltre ai 600 partecipanti alla manifestazione altri centinaia di studenti hanno disertato le lezioni in quel giorno approfittando dello sciopero studentesco). Il corteo si svolge senza episodi significativi, tranne l’improvvisa decisione comunicata tramite sistema audio montato sul furgone e presa senza consultare nessuno di fermare la manifestazione, sedersi per terra e ripartire in corsa, bruciando almeno 10 minuti di percorso in una stupida corsa di 500 metri[4]. Episodio divertente invece è il gruppetto di ragazzini zamarri che si mettono delle maschere per fare i fighi e scambiano un digossino armato di macchina foto per un giornalista e si fanno fare un book (fintanto che qualcuno gli spiega, tra il loro sconcerto, che quello era un poliziotto).
Dopo gli interventi finali in piazza del Monte, dove è presente un sit in di maestre d’asilo e materne, la manifestazione si scioglie.

L’inizio della crisi
Poche assemblee dopo (a volte diventano metro temporale sostituendo i giorni) il collettivo Sfumature propone una manifestazione per i primi di novembre. Ma alla richiesta di non portare bandiere e volantini riceve un netto rifiuto da parte delle le altre componenti strutturate (meno Sx, che è scomparsa dalle assemblee). Alla fine la manifestazione sarà organizzata dallo stesso Sfumature e da alcuni non organizzati che si staccheranno dalla stessa manifestazione in dissenso con le metodologie portate avanti dai “disobbini”. Difatti la manifestazione inizia con insulti nei confronti di coloro che non partecipano gridati dal sound system. Io, tanto per precisare, ero tra quelli che non parteciparono. Quindi niente foto.
Nonostante le pessime premesse a metà novembre, dopo una fitta nevicata, si tiene un’assemblea di coordinamento tra le varie realtà presso il Cinema Cristallo (cinema d’essai e circolo ARCI e ora chiuso nell’ambito della vasta politica di degradazione a zona morta del centro storico voluta portata avanti dall’amministrazione comunale con il concorso dei principali potentati cittadini). In questa assemblea, caratterizzata da interventi polemici e tesi (fortunatamente le poltrone erano imbullonate e non potevano essere lanciate) si raggiungono singolari compromessi tra chi pretende che non si portino bandiere e volantini firmati in nome del nuovo “soggetto studentesco moltitudinario” (termini ispirati dalle insane teorie di Toni Negri), e chi invece (CSP, Collettivo Anarchico Studentesco, CARC[5]) sostiene che ogni gruppo deve essere libero di portare il proprio materiale e la propria identità politica in manifestazione. Il compromesso prevede che si possano portare bandiere ma che lo striscione debba essere unico e firmato collettivamente, che si possano portare volantini a firma dei singoli gruppi ma che questi non siano inerenti alla questione per cui si manifesta. Quest’ultimo punto, col senno del poi, è da considerarsi estremamente idiota, ma per il quieto vivere viene accettato. Il nome collettivo scelto dal coordinamento è Coordinamento Studentesco Reggiano e viene creata una mailing list (grazie, Autistici/Inventati).
L’assemblea successiva viene indetta in un’Aula dell’Università di Reggio. Qua si consuma l’ennesima polemica perchè la componente dell’aq16 vuole rivedere la questione del nome collettivo in quanto preferirebbero la mancanza di una firma (soggettività moltitudinaria che supera i modelli di rappresentatività novecentesca o fuffa simile). La proposta viene rifiutata ma si cambia il nome in Assemblea Studentesca Reggiana per un giochino di compromessi che per l’oramai odiato quieto vivere si devono accettare. Anche qua con il senno del poi ci si pente di non avere mandato a fanculo in blocco i disobba. In questo clima si arriva alla decisione di partecipare alla manifestazione regionale a Bologna del 12 dicembre 2008, in concomitanza con lo sciopero della CGIL e di parte del sindacalismo di base.

La crisi si consuma

Pioggia a catinelle, striscioni che si sciolgono a causa dell’acqua, lo Sfumature che abbandona lo spezzone per andare a dare man forte agli amichetti del TPO che si disputano con il Crash la presenza maggioritaria in testa al corteo. Ah, queste moltitudini soggettive…
L’assemblea successiva è il delirio tra accuse reciproche di pratiche in contrasto con le decisioni assembleari. Lo Sfumatura abbandona de facto l’assemblea. Questa, nei fatti, entra in crisi.
Le vacanze natalizie, la fine del quadrimestre alle superiori e gli appelli di Gennaio per gli universitari ammazzano totalmente l’assemblea. A febbraio, l’assemblea è estremamente ridotta (la suddetta pausa e le sfiancanti polemiche hanno ammazzato la partecipazione di chi non apparteneva a realtà strutturate) e fa un’ultima iniziativa pubblica, un presidio informativo in piazza del Monte.

Con lo scemare generale dell’Onda in tutto il paese anche a Reggio Emilia il movimento studentesco termina la sua parabola.

Una breve nota sul nome “Onda”: il nome venne fuori durante un’assemblea a Roma e venne immediatamente ripreso dai principali media, sopratutto da la Repubblica. A Reggio Emilia il nome è stato usato solo dal collettivo Sfumature mentre il resto del movimento l’ha rifiutato.

note:

[1]Questo gruppo era egemonico nella composizione studentesca reggiana fino al 2005 circa. Successivamente a polemiche interne all’intera struttura nazionale del partito e alla nascita di altri collettivi entra in crisi.


[2]Figura che nelle maggior parte delle scuole è esemplificativa della miseria culturale e umana interna alle scuole. Nella maggior parte dei casi si occupa di organizzare la festa di fine anno o dei simulacri di monteore (56 ore annue di lezioni autogestite o assemblee). Nel panorama reggiano solamente all’interno dell’istituto Canossa (che riunisce liceo delle scienze sociali, socio-psico-pedagogico e linguistico) la figura del rappresentante ha un certo valore politico in quanto segue le decisioni prese collettivamente dentro un’assemblea autoconvocata. Questo ha permesso di avere un monteore di qualità e un livello relativamente alto di proposta culturale.


[3]Collettivo nato dalla fuoriscita un gruppo di ragazzi da Sx ed entrato nell’orbita del laboratorio sociale Aq16 di cui diviene, nei fatti, la struttura giovanile.


[4]Pratica diffusasi negli anni precedenti all’interno delle manifestazioni studentesche. La definisco idiota in quanto: a)brucia diverse centinaia di metri di corteo che potrebbero essere meglio sfruttati con interventi e slogan b)è potenzialmente pericolosa per i partecipanti in quanto crea una situazione di calca che può risultare difficilmente gestibile e potenzialmente pericolosa c)la suddetta pericolosità aumenta esponenzialmente in caso di malaugurato ed improvviso intervento della polizia.


[5]Il gruppo dei CARC di Reggio Emilia comincia ad intervenire alle assemblee studentesche in quanto riesce a radunare un gruppo di giovani. Il gruppo si scioglierà l’anno successivo. Nel suo breve arco di vita è suo malgrado protagonista di un grave episodio: mentre alcuni componenti stanno facendo una scritta presso la sede di Casa Pound Reggio Emilia interviene un contingete della DIGOS che non si identifica e che spara alle gomme della macchina degli attivisti per poi trarli in arresto.

Informazioni su lorcon

Mediattivista, laureato in storia contemporanea con attitudine geek, nasce nel sabaudo capoluogo (cosa che rivendica spesso e volentieri) e vive tra Torino e la bassa emiliana. Spesso si diletta con la macchina fotografica, lavora come tecnico IT, scrive sul suo blog e su Umanità Nova.
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