Il sottosuolo diBologna è percorso da circa 85 km di canali sotteranei. Tra questi è presente l’unico corso d’acqua naturale della città (il Reno infatti si trova al di fuori di Bologna): il torrente Aposa. Questo scorre interrato per la maggior parte del suo tratto e confluisce nel Navile nei pressi dell’autostazione. Tutto questo l’ho scoperto grazie al romanzo “Bologna Sotteranea” di Loriano Macchiavelli (ottimo autore di gialli ambientati a Bologna) in cui buona parte della trama si svolge tra canali e gallerie sottostanti al centro storico. Grazie all’Associazione Amici delle Acque di Bologna è possibile, da qualche anno, visitare circa 800 metri del torrente Aposa, tra piazza Minghetti e piazza San Martino.
Ai lati della galleria, di costruzione probabilmente rinascimentale e sostenuta da archi in mattone, si aprono una miriade di chiaviche e chiavicotti che prelevavano acqua pulita e facevano defluire nell’Aposa l’acqua degli scarichi domestici (tanto più che l’Aposa irrigava gli orti di S. Domenico con la sua acqua “arricchita” da fertilizzanti naturali). Alcune di queste sono lunghe diverse decine di metri con varie svolte ed una forte pendenza. Lungo la galleria si aprono anche alcune porte di vecchi cessi. All’altezza di Via dell’Inferno 10, nel ghetto ebraico, si apre una porta che da nelle cantine di uno dei palazzi. In questo caso l’Aposa era usato dalle lavandaie e le pietre ne portano ancora i segni.